Maurizio Nannucci è uno dei maggiori sperimentatori artistici nell'ambito della poesia concreta, fluxus e concettuale. Il suo lavoro è volto alla ricerca di un complesso mix tra arte, linguaggio, immagini e multimedialità. Nella sua continua ricerca di una relazione tra parole, scrittura, forme e colori intervengono una lunga serie di media: dalla fotografia ai suoni, dai neon ai video.
Nel 1967 Nannucci realizza "Alfabetofonetico", una raccolta di testi in neon che indagano su un nuovo rapporto tra le parole, i significati e lo spazio. L'artista utilizza tubi colorati che hanno l'effetto di affinare la percezione visiva delle parole. Lo spettatore viene spinto ad una più profonda interpretazione del linguaggio attraverso il contesto spaziale.
Il processo artistico avviato alla metà degli anni sessanta da Nannucci è, da egli stesso, definito di conoscenza e di ricerca estetica e i risultati sono documentati e collezionati all'interno del work-in-progress "Antologia" (1967/2013). Il colore, la luce e le parole non si limitano ad un'analisi concreta della realtà, ma spingono al superamento dei modelli passati e presenti aprendo un varco verso il futuro.
A testimonianza del forte legame che le sue opere instaurano con l'architettura, lo spazio ed il paesaggio urbano, nei primi anni '90, Nannucci inizia a collaborare con architetti come Fritz Auer, Mario Botta, Massimiliano Fuksas, e Renzo Piano nella realizzazione di progetti per edifici pubblici. Le sue opere sono parte di illustri collezioni internazionali come quella del Guggenheim di Venezia, il Museum of Fine Arts di Boston e lo Cnap di Parigi; egli ha inoltre partecipato a diverse edizioni della Biennale di Venezia, San Paolo, Sydney, Istanbul e Valencia.
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